La consumer confidence rimane forte, ma questo non sta fermando i retailer dal preoccuparsi in merito all'andamento economico. Le condizioni generali sono infatti tra i top fattori di rischio inseriti nella classifica che per il nono anno di fila va ad elencare i 25 elementi che i retailer individuano appunto come 'pericolosi'. Preoccupazioni in merito alla cyber sicurezza e alle normative, hanno condiviso il primo posto con l'economia. Questi dati sono emersi dal BDO USA “Retail RiskFactor Report” che esamina i fattori di rischio elencati nei più recenti depositi SEC 10-K dei principali 100 retailer statunitensi. Tra gli top fattori di rischio vi sono: concorrenza e consolidamento del settore, disastri naturali / terrorismo / eventi geo-politici, lavoro, contenziosi, implementazione / manutenzione di sistemi IT, e mercati di credito / disponibilità di finanziamenti. La sovraccapacità dello spazio retail è un altra problematica urgente. Poiché l'ecommerce continua ad accelerare, i retailer continuano a rivalutare e ottimizzare i portfolio immobiliari. L'84% dei retailer cita gli ostacoli all'espansione statunitense come un rischio, il 69% parla dei rischi associati con il possesso e il leasing di immobili, rispetto al 54% dello scorso anno. Inoltre, il fallimento nell'investimento in nuovi negozi o progetti è stato citato dal 63% quest'anno. E il 44% dei retailer è preoccupato per i rischi associati al traffico nei mall e alla competizione per le proprietà immobiliari. “I rischi top per i retailer mostrano che i loro occhi sono ben aperti a nuove ondate di problematiche emergenti e in evoluzione, dalle sempre più diffuse chiusure di negozi e fallimenti, ai cambiamenti nelle normative e disgregazione digitale di massa e le minacce di sicurezza associate,” ha dichiarato Jennifer Valdivia, partner di BDO’s Consumer Business. “Mentre la consapevolezza è un primo passo chiave, le risposte proattive dei retailer a queste vulnerabilità determinano in ultima analisi il loro destino.” Tra gli altri dati emersi:
- il 44% dei retailer cita la potenziale tassa sulle frontiere, e il 76% fa riferimento ai cambiamenti di regole, controlli interni e rischi per la segnalazione finanziaria – che sia per le location dei loro negozi fisici, per le catene di rifornimenti o vendite ecommerce, quasi tutti i retailer sono esposti in qualche modo a richi internazionali
- l''89% indica le operazioni internazionali come un rischio, rispetto al 73% dello scorso anno
– del 98% dei retailer che cita le preoccupazioni del lavoro come potenziali rischi, il 49% fa riferimento agli incrementi degli stipendi, e il 26% ai costi delle pensioni.