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MONDO: il futuro della moda sostenibile: trasformare le catene di approvvigionamento per un'industria più green

La sostenibilità non è più un obiettivo ambizioso nel mondo della moda, ma una necessità aziendale. Con la crescente domanda dei consumatori per un approvvigionamento etico, le nuove normative sulla catena di approvvigionamento e le crescenti aspettative in materia di trasparenza e circolarità, i brands devono adattarsi o rischiano di rimanere indietro. Dai passaporti digitali dei prodotti, DPP, e dalle leggi sulla responsabilità estesa del produttore, EPR, alla lotta al greenwashing e agli sprechi tessili, il settore sta affrontando un cambiamento radicale. Ma nonostante le sfide, i brand innovativi stanno aprendo la strada con soluzioni di sostenibilità scalabili. Le sfide ambientali del settore della moda sono immense, con il 70% delle emissioni che si verifica a monte della catena di approvvigionamento, in particolare nella produzione e nella lavorazione tessile. Nonostante gli ambiziosi impegni climatici, il 63% dei brand è in ritardo rispetto ai propri obiettivi di sostenibilità per il 2030 e molti hanno ritardato o indebolito i propri obiettivi di zero emissioni nette. Tuttavia, la pressione per la decarbonizzazione è crescente: il settore necessita di 1.000 miliardi di dollari di investimenti nella catena di approvvigionamento per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità. Le prossime normative UE vieteranno la distruzione delle scorte invendute entro il 2026, costringendo i brand ad adottare una gestione più responsabile delle scorte. Il Regno Unito e l'UE stanno implementando la legislazione sulla Responsabilità Estesa del Produttore, EPR, spostando l'onere finanziario della gestione dei rifiuti dai contribuenti ai brands. Tuttavia, mentre gli sforzi per la riduzione delle emissioni di carbonio sono in aumento, la produzione di moda è aumentata del 10%, compensando di fatto i progressi in materia di sostenibilità. Con le dichiarazioni di sostenibilità sotto esame, le autorità di regolamentazione e i consumatori chiedono una maggiore trasparenza della catena di approvvigionamento. L'iniziativa UE sul Passaporto Digitale dei Prodotti, DPP, richiederà ai fashion brands di fornire dati chiave sulla tracciabilità, tra cui: punteggio di durata dei capi, ripartizione dell'impronta di carbonio e codici QR collegati ai dati della catena di approvvigionamento. Brands come Nobody's Child stanno già sperimentando i DPP, consentendo ai clienti di scansionare le etichette dei capi e accedere ad informazioni dettagliate su approvvigionamento, produzione e parametri di sostenibilità. Allo stesso tempo, l'Autorità per la Concorrenza e i Mercati del Regno Unito sta prendendo provvedimenti drastici contro il greenwashing, con nuove leggi sulla trasparenza che entreranno in vigore nell'aprile 2025. I retailer avranno bisogno di dati affidabili sulla catena di approvvigionamento per dimostrare le dichiarazioni di sostenibilità, altrimenti dovranno affrontare sanzioni finanziarie fino al 10% del loro fatturato globale. Il modello lineare ‘prendi, produci, scarta’ viene sostituito da un approccio circolare che privilegia il riutilizzo, il riciclaggio e l'efficienza delle risorse. Francia e Belgio hanno già introdotto tariffe EPR per i prodotti tessili e l'UE sta lavorando per un sistema standardizzato. Marks & Spencer utilizza l'Higg Facility Environmental Module, Higg FEM, per monitorare le emissioni dei fornitori, il consumo di acqua e gli sprechi, consentendo al brand di adattare le strategie di inventario in base a parametri di sostenibilità. Il 76% dei prodotti M&S utilizza ora fibre provenienti da fonti responsabili, in aumento rispetto al 68% del 2023. Primark sta definendo nuovi standard di resistenza per i suoi capi, puntando a oltre 45 lavaggi prima di un utilizzo significativo, il che potrebbe ridurre l'impronta di carbonio, i rifiuti e l'impronta idrica fino al 30%. Il Regno Unito è pronto ad introdurre l'EPR per gli imballaggi entro l'estate del 2025, trasferendo i costi di gestione dei rifiuti dai contribuenti ai produttori. Nel frattempo, i leader della moda stanno sollecitando il governo britannico ad estendere questa norma al settore tessile, in linea con l'UE. Affrontare la crisi dei rifiuti nel settore della moda La sovrapproduzione è una delle maggiori sfide per la sostenibilità del settore, con i brand che hanno prodotto tra 2,5 e 5 miliardi di capi in eccesso nel 2023, con un conseguente surplus di stock tra 70 e 140 miliardi di dollari. In risposta a ciò, le nuove normative imporranno ai brand di rendicontare i tessuti invenduti entro il 2025 ed eliminare la distruzione delle scorte entro il 2026. La principale iniziativa volontaria del Regno Unito, Textiles 2030 Initiative di WRAP, ha coinvolto 140 brand che coprono il 60% del mercato dell'abbigliamento del Regno Unito, con l'obiettivo di dimezzare gli sprechi di abbigliamento e ridurre le emissioni del 50% entro il 2030. Ma la riduzione dei rifiuti non riguarda solo la regolamentazione: i brand stanno investendo proattivamente in modelli di economia circolare:

- L'iniziativa Textiles 2030 di WRAP sta collaborando con i retailer per ridurre gli sprechi tessili e migliorare la circolarità.

- L'iniziativa da 100 milioni di dollari di H&M e Syre mira ad ampliare il riciclo del poliestere tessile-tessile, con l'obiettivo di aprire 12 impianti in tutto il mondo entro il 2032.

- Inditex ha stretto una partnership con Ambercycle per ampliare il poliestere riciclato, impegnandosi ad acquistare il 70% della sua produzione.